Lotto marzo: le mimose dopo un po' puzzano, i diritti durano per sempre...
di Nicola Baldo
Cara giocatrice, allenatrice, arbitro, segnapunti, mamma che accompagna il/la bimbo/a a pallavolo, cara bimba che giochi a minivolley, tifosa, appassionata.... no, scusami ma non ce la faccio davvero a farti gli auguri. Per il compleanno, l'onomastico, una festa comandata sì, tanti auguri, senza problemi... ma per l'8 marzo scusami davvero, non ce la faccio. È una convinzione più forte di me. Posso essere brutalmente onesto? Di questa festa, nel senso di fare una giornata dedicata alle donne, penso la stessa cosa che Fantozzi pensava della corazzata Potemkin (per i più giovani cliccate QUI). La donna non è una “causa” da salvaguardare, non è la giornata di vendita delle ortensie per raccogliere fondi a favore a difesa della pignatta selvatica delle Ande. Voi donne siete una parte fondamentale del mondo, del mondo di ogni uomo, anzi dell'universo in generale. Voi donne siete protagoniste della vita, non comparse a cui pensare solamente a tempo perso, ogni tanto o un giorno all'anno.
Questo non perché io abbia niente contro le origini e la motivazione iniziale per il quale questa festa è stata istituita (vedi QUI) ma adesso, nel Duemilaediciassette, basta mimose. Serve altro, non un mazzolino di palline gialle che dopo pochi giorni puzza.
Più che un otto marzo oggi alle donne serve un “lotto marzo”, perché la cosa più utile oggi non sono palline gialle in un vaso o una serata in qualche locale con le amiche. Vedersi con le amiche/gli amici è un diritto sacrosanto, si dovrebbe fare anche senza la scusa di una giornata di festa.
Oggi alle signore di qualsivoglia età servono diritti, non mimose. Serve lottare per arrivare, presto, a quei diritti che ancora non hanno.
Il diritto di fare lo stesso mestiere di un uomo, ma di avere anche la stessa retribuzione.
Il diritto di impegnarsi in prima persona in tutti i campi della vita
Il diritto di restare incinta senza temere di essere licenziata
Il diritto di avere strutture e leggi che permettano di coniugare lavoro e famiglia
Il diritto di mettersi una minigonna senza sentirsi commenti volgari e offensivi
Il diritto di essere felici nel metter al mondo un figlio senza essere sposata
Il diritto di giocare in pantaloncini corti ed attillati senza che nessuno del pubblico guardi solo quelli anziché il loro modo di giocare
Il diritto di essere fragili
Il diritto di essere forti
Il diritto di non essere giudicata con un solo sguardo da un'altra donna
Il diritto di impegnarsi in prima persona in politica se lo vogliono fare
Il diritto di farsi un selfie e pubblicarlo senza che nessuno le dia dell'oca (come minimo...)
Il diritto di innamorarsi di chi voglia e di godersi la propria storia
Il diritto di guidare l'auto, girare per strada o lavorare senza dover velare il proprio volto
Il diritto di amare, convivere e sposare chi voglia, anche un'altra donna
Il diritto di dare amore ad un bambino, partorito o adottato che sia
Il diritto di denunciare ed allontanare per sempre da sé quell'uomo manesco
Il diritto di lavorare alla faccia del datore di lavoro che tutte le cose importanti le assegna al collega maschio
Il diritto di non sentirsi più dire cose del tipo "chi dice donna dice danno"
Il diritto di non voler essere madri, se non se la sentono
Il diritto di essere bionda e non sentirsi dare, per questo, della scema per partito preso
Il diritto di non sentirsi più dire “non gioco a pallavolo con te ragazza perché il volley è uno sport da donne”
Il diritto di non sentire più frasi assurde come “se si veste così se le cerca...” dopo una violenza
Il diritto di non dover essere sempre perfette, pettinatissime, elegantissime...
Il diritto di ruttare peggio di un camionista dopo una birra o una grande mangiata
Il diritto di divorare le costolette di maiale con le mani senza che nessuno pensi “che mangiare così non è femminile”
Il diritto di odiare le gonne
Il diritto di tagliarsi i capelli cortissimi
Il diritto di amare chi cazzo le pare
Il diritto di passeggiare ovunque la sera a piedi senza rischiare nulla o senza essere accompagnata a casa
Il diritto di non sentirsi più fare squallide richieste di autoscatti sexy
Il diritto di guardare il proprio uomo con gli occhi carichi di desiderio senza per questo sentirsi dare della poco di buono
Il diritto di piangere quando ne sente la necessità
Il diritto di mettere la carriera davanti alla famiglia se questo le fa sentire felici
Il diritto di ricominciare dimenticando presto una delusione d'amore, senza piangerci sopra per mesi
Il diritto di guardare al futuro con la consapevolezza che, impegnandosi e lavorando, nessun traguardo le sarà negato a priori
Il diritto di parlare con un uomo senza che quest'ultimo non abbassi lo sguardo sulla scollatura
Il diritto di bere qualcosa in un locale senza venire abbordata da frotte di uomini
Il diritto di praticare sport quali, ad esempio, rugby o pugilato senza essere guardata come un alieno
In due parole, insomma, il diritto di essere donna.
La vera festa sarà quando tutto ciò sarà, semplicemente, la quotidianità.
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