Inps e contributi per gli allenatori: la figura del "lavoratore sportivo" dal 2022 rivoluziona il rapporto con le società
di Nicola Baldo
Tre giorni or sono i colleghi del “Fatto Quotidiano” hanno pubblicato un interessante approfondimento sulla riforma dello sport approvata di recente dal Governo. Una riforma che cambierà tantissime cose per le società sportive, comprese quelle di pallavolo, in primis nel rapporto con allenatori e dirigenti. Ma che riguarderà anche arbitri, ad esempio.
Questo perché la riforma introduce la figura del “lavoratore sportivo”, ovvero chi lavora nello sport avrà maggiori tutele. A partire dal 1 luglio 2022 questa nuova figura avrà contributi obbligatori pagati dalle società presso cui lavorano.
COSA CAMBIA PER LE SOCIETA?
Tanto. Perché a dover avere contributi, iscrizione Inps e quant'altro dovranno, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano appunto, essere anche tecnici ed altre figure pagate finora con i 10 mila euro esentasse. Cui dovrà essere applicato un 10% di contributi previdenziali, mentre chi prende più di 10 mila euro all'anno dovrà anche pagare l'Irpef con aliquota fissa al 15%.
Chi fa davvero il volontario resterà a rimborso spese o continuerà a non prendere nulla, rientrando nelle “prestazioni amatoriali”, chi invece nello sport ci lavora dovrà giocoforza iniziare ad avere Inps ed assicurazione.
Per una società un allenatore che prima costava 10 mila euro, quindi ora costerà un migliaio di euro in più per le trattenute. Facile che si arrivi ad una ridiscussione dei contratti: scendere a 9 mila euro di ingaggio più i mille di trattenute, affinché in questo modo la società spenda sempre la medesima cifra concordata. Chiaramente, però, il lavoratore sportivo in questo modo avrà qualcosina da parte per il futuro, ma sull'immediato si ritroverà con una minore liquidità in tasca.
Riportiamo di seguito l'interessante chiosa finale del pezzo pubblicato dal Fatto.
L’intento comunque della riforma è chiaro: responsabilizzare, in qualche maniera anche “imprenditorializzare”, il mondo dell’associazionismo sportivo. Basta tessere scritte su pezzi di carta, quote pagate in contanti, iscritti fantasma. Chi si apre una Asd dovrà essere in regola, fare contratti a tecnici, atleti e collaboratori, con un minimo di tasse e contributi. Magari ce ne saranno di meno, ma più sane e più utili per il movimento. È una piccola rivoluzione. Se quella di cui aveva bisogno lo sport italiano, lo dirà il tempo.
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