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La riforma dello sport è legge: via il vincolo sportivo per gli atleti (fra 5 anni?), arriva il professionismo

27.02.2021 02:10

 

di Nicola Baldo

 

La rivoluzione è, quasi, completata. Perché da ieri la riforma dello sport è legge, con una serie di provvedimenti che andranno a cambiare profondamente il volto dello sport, volley compreso.

 

Alcuni provvedimenti appaiono sacrosanti, come la possibilità per gli atleti paralimpici di entrare nei gruppi militari oppure il sostegno al professionismo femminile. Contro altre norme, invece, il mondo dello sport aveva alzato le barricate, ritenendoli provvedimenti che mettano a rischio la tenuta stessa del sistema. Due sono i provvedimenti approvati dal Consiglio dei ministri nella giornata di venerdì, proprio a due giorni dalla scadenza dei termini per convertire in legge i decreti.

 

Andiamo a vedere quali sembrano essere le situazioni più delicate per le nostre società, fermo restando ovviamente il fatto di dover attendere la pubblicazione del testo definitivo per poter capire esattamente come cambieranno le cose.

 

VINCOLO SPORTIVO: CINQUE ANNI PER DIRGLI ADDIO

La prima cosa che rappresenta una rivoluzione per tutto lo sport, volley compreso, è l'abolizione del vincolo sportivo. Da quello che appare fra 5 anni il vincolo dovrà essere cancellato definitivamente e le singole Federazioni trovare entro allora un nuovo assetto. Da quello che, ad oggi, appare si dovrebbe – ma il condizionale è sempre d'obbligo – avere un vincolo solamente fino ai 18 anni. Una volta che l'atleta diventa maggiorenne potrà firmare in prima persona con una società, professionistica o dilettantistica. Con la necessità di pagare un “premio di formazione”, una volta sola, all'ultima società nella quale ha militato a livello giovanile. Da capire se poi vi sarà o meno un rapporto pluriennale anche da maggiorenne o se ogni 1 luglio tutti i pallavolisti d'Italia siano liberi di decidere dove andare a giocare. Un “premio di formazione” che dovrebbe essere deciso in base a determinate tabelle, quindi con parametri oggettivi.

 

PROFESSIONISMO SPORTIVO: SI VA VERSO IL MANTENIMENTO DELLA NO TAX AREA

Ma più del vincolo lo spettro che agita il sonno di presidenti e dirigenti sportivi è il professionismo. Di fatto già in tanti dirigenti o presidenti si immaginavano alle prese con contratti, iscrizione all'Inps, buste paga, ferie, pensioni, trattenute.... Insomma, il pane quotidiano dei commercialisti. Ma in realtà, almeno dalle prime indicazioni che filtrano, sarà così solamente per alcuni.

 

Perché da quello che sembra, in attesa di poter leggere il testo definitivo, il professionismo sportivo scatterà solamente per alcuni. Ovvero per quegli allenatori o dirigenti che guadagnano oltre 10 mila euro all'anno. Più, insomma, della No Tax Area che rappresenta un porto franco per chi allena come secondo lavoro o per passione e che resterà, senza che allenatori o dirigenti debbano versare contributi o pagare tasse. Diverso è per i tecnici che lo fanno di professione anche nelle categorie più basse, in serie B, nel regionale o nel giovanile, che guadagnano più di 10 mila euro all'anno e quindi dovranno essere regolarizzati come professionisti.

 

Il professionismo diventerà un obbligo a partire dal luglio 2022.

 

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